Osteoporosi, movimento

La mobilità sembra uno dei cardini della società contemporanea e gli spostamenti, in attesa del sospirato teletrasporto, sono resi ogni giorno più veloci, anche se non sempre più facili o alla portata di tutti.
Non altrettanto evidente è il movimento delle nostre ossa, non tanto come movimento di noi stessi – e di conseguenza anche delle nostre ossa – nello spazio, ma come movimento interno alle ossa stesse. L’idea di rigidità che si accompagna alle ossa non tiene conto dell’insieme di mutazioni che si verificano al loro interno dalla nascita fino alla morte. A voler essere pignoli i cambiamenti non si esauriscono in questo intervallo, ma la nostra breve analisi si limiterà a questo.
Il nostro scheletro subisce due tipi di trasformazione fondamentali: formazione, ossia aumento di massa ossea, e riassorbimento, ossia perdita.
Il periodo della formazione inizia nella fase fetale e prosegue fino all’adolescenza, per raggiungere il picco – ovvero il momento di maggior dimensione e resistenza delle ossa – intorno ai venti anni di età. A questa prima fase segue un secondo periodo di tregua, in cui formazione e riassorbimento si equivalgono. Dopo i quarant’anni il rapporto si modifica nuovamente e la quantità di osso riassorbito inizia a superare la quantità di osso prodotto.
Questo processo fisiologico è collegato al ruolo svolto dalle ossa, e più esattamente dal calcio in esse contenuto, che serve a contrastare un’eccessiva acidificazione del sangue, mantenendo un determinato livello di PH organico. Al di là della predisposizione genetica, le cause dell’acidificazione sono molteplici e l’attenzione del naturopata si deve concentrare principalmente su queste allo scopo di mantenere entro parametri fisiologici il livello di riassorbimento dell’osso.
I comportamenti più acidificanti e come tali più pericolosi per la salute del nostro scheletro sono, tanto per cambiare, fumo, alcol, obesità, sedentarietà e cattiva nutrizione.

Rimando al contributo del Professor Bianchi per quanto concerne l’importanza della nutrizione e dell’integrazione (particolarmente la vitamina K), e a quanto detto in precedenti articoli sui benefici di una dieta “alcalinizzante”, ricca cioè di frutta e verdura con determinate caratteristiche.
Desidero qui soffermarmi, come anticipato in apertura, sui movimenti migliori per il nostro apparato scheletrico.
Come ho già fatto in altre occasioni, vorrei sottolineare che il movimento costituisce uno degli strumenti più efficaci per contrastare il patologico riassorbimento dell’osso, allo scopo di prolungare, tenuto conto dei fattori genetici, l’equilibrio tra formazione e riassorbimento.
Anche in presenza di uno stato di riassorbimento avanzato (leggi osteoporosi), il movimento rappresenta un eccezionale e spesso sottovalutato strumento per stimolare la formazione e rallentare la perdita di massa ossea.

In generale sono utili tutte quelle attività che prevedono movimento non traumatico in presenza di gravità – il nuoto in questo senso apporta benefici limitati – e pertanto sono da raccomandare le camminate, le passeggiate in bicicletta e le ginnastiche dolci. Preziose sono inoltre quelle pratiche che si ricollegano alle discipline mediche tradizionali quali l’hatha yoga, sotto la supervisione di un maestro qualificato – si sconsigliano, per le finalità di cui sopra, la pratica di “power yoga” o peggio ancora dello “yoga fai-da-te” – il Qi Gong e il Thai Chi Chuan.
Quest’ultima pratica è conosciuta come storicamente benefica per due tipi di disturbi del nostro apparato scheletrico: malattie reumatiche e osteoporosi.
L’esercizio delle articolazioni nelle posture corrette e senza sollecitazioni pericolose, dovute ai movimenti lenti caratteristici di questa disciplina, permette di contrastare la degenerazione delle ossa, aumentando altresì la capacità aerobica e rafforzando il sistema immunitario che è responsabile della protezione di cartilagini e articolazioni dai fenomeni infiammatori. Migliorare il sistema immunitario significa migliorare le condizioni generali dell’organismo, aiutando a prevenire l’infiammazione delle articolazioni dell’artrite o la degenerazione delle cartilagini che ha luogo con l’artrosi.

Il Thai Chi Chuan consente inoltre di “irrobustire” le ossa e di combattere così l’osteoporosi. L’irrobustimento delle ossa è indicato da molti Maestri di Thai Chi Chuan come una delle sue principali caratteristiche. Per ulteriori approfondimenti si rinvia a trattazioni specifiche sull’argomento, o più semplicemente alla pratica.
Un ulteriore beneficio del Thai Chi Chuan consiste nel miglioramento della propriocezione, da intendersi come capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. Questa capacità svolge un ruolo fondamentale nel controllo del movimento, delle posizioni e nella prontezza di riflessi. Di conseguenza un miglioramento nella propriocezione determina un miglior senso dell’equilibrio, una maggiore agilità e un incremento della confidenza nelle proprie capacità motorie.
Questi effetti sono fondamentali per la salute degli anziani, specialmente se affetti da osteoporosi avanzata, per i quali le cadute costituiscono una delle minacce più temibili anche se raramente percepite come tali. Uno dei consigli più preziosi per la nostra salute è quello dell’esploratore Jared Diamonds, antropologo viaggiatore che presta estrema attenzione ai pericoli degli eventi che possiamo controllare nel corso di attività in cui la probabilità di incidenti è bassa, se non fosse che le attività, data la loro frequenza, sono ripetute migliaia di volte nel corso della vita. Forse fare come lui, “paranoico riguardo a docce, scale a pioli, scalinate e marciapiedi”, è il modo migliore per restare in salute.