PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELL’OSTEOPOROSI

La vitamina K2 agisce attivando una specifica proteina (Osteocalcina) che stimola l’incorporazione del calcio nelle ossa e nei denti. E’ stato dimostrato che la vitamina K2 riduce il rischio di frattura indipendentemente dai livelli di mineralizzazione ossea. L’associazione con la vitamina D crea una specifica sinergia per il miglioramento della densità ossea. La vitamina K2 agisce anche stimolando la calcificazione del tessuto cartilagineo e rinforzando la struttura degli anelli intervertebrali risultando utile pertanto nell’artrosi degenerativa in generale e nella spondiloartrosi in particolare.

Studi recenti hanno evidenziato come la vit.K2 sia il maggior fattore di mobilizzazione del calcio. I suoi livelli sono direttamente correlati con un calo della mortalità in generale e cardiaca in particolare

Utile una breve descrizione delle 3 proteine ossee Gla dipendenti dalla vitamina K per meglio capire l’ampiezza dell’azione a livello osseo della vitamina K2.

OSTEOCALCINA

Proteina ossea sintetizzata dagli osteoblasti seconda come abbondanza solo al collagene. Essa rappresenta il 2% delle proteine ossee totali ed il 10-20% delle proteine non collageniche. L’osteocalcina è espressa relativamente tardi nelle sviluppo, all’esordire della mineralizzazione. La sua attivazione, ovvero la sua carbossilazione che le conferisce la capacità di legare gli ioni Ca2+, viene inibita dai warfarinici e stimolata dalla vitamina K e dalla vitamina D3 attivata. In realtà sembra che la vitamina D stimoli la sintesi di osteocalcina che poi viene attivata grazie all’intervento della Vit. K.

L’osteocalcina rappresenta l’anello di connessione che spiega il rapporto tra vit.D e vit.K nel metabolismo del calcio.

Il 20% dell’Osteocalcina non è legata alle ossa e circola a livello sanguigno. Poiché è prodotta solo dagli osteoblasti, il suo dosaggio rappresenta un attendibile marker di metabolismo osseo e dei livelli di vitamina K. Livelli elevati di osteocalcina si riscontrano in adolescenza, nel morbo di Paget e in altre patologie caratterizzate da aumento della mineralizzazione-riassorbimento osseo quali l’iperparatiroidismo. La non carbossilazione dell’osteocalcina per carenza di vitamina K è associata ad aumentato rischio di fratture dell’anca. Recentemente si è valorizzato il ruolo metabolico dell’osteocalcina non attivata che sembra giocare una parte positiva nel metabolismo glucidico. Gli studi sono ancora in corso ed appaiono confusi perché prevalentemente fatti su roditori i quali, rispetto agli umani, hanno assai maggior percentuale di osteocalcina carbossilata, tuttavia sembra chiaro un ruolo della vitamina K e conseguentemente dell’osteocalcina nel diabete II e l’importanza di una supplementazione ragionata della vitamina K stessa.